Caso Cucchi: il pm accusa altri due marescialli

L’inchiesta punta il dito su due marescialli accusati di aver mentito al pm, e si cerca intanto di scoprire cosa sia stato eliminato dal “registro di foto segnalamento” della caserma dove Cucchi venne picchiato. 

Dopo 7 anni dalla sua “misteriosa” scomparsa, il pm ha finalmente dichiarato la morte di Stefano Cucchi non avvenuta a seguito di un’ epilessia o per semplici cause naturali, ma a causa di un omicidio Preterintenzionale. Era il 2009 quando Stefano Cucchi venne arrestato dai carabinieri per possesso di hashish e cocaina; la cronaca ha molto parlato della sua morte avvenuta il 22 ottobre durante la custodia cautelare. Sembra che dopo 7 anni dal suo decesso si sia arrivati a un punto di svolta nel caso: dopo aver parlato per molto tempo di morte per “cause naturali”, per “fame e sete” e per “cause ignote alla scienza medica” finalmente si parla di omicidio preterintenzionale.

I colpevoli del pestaggio mortale sarebbero proprio quei carabinieri che lo avevano in custodia nella stazione Appia (Roma), e che per uscire indenni dall’incriminazione avrebbero accusato delle persone innocenti. Ma non è questa l’unica novità riscontrata: la polizia scientifica è riuscita a decifrare il registro di foto segnalamento; l’elenco era stato infatti volutamente occultato dai carabinieri che arrestarono il giovane geometra per eliminare qualsiasi traccia della loro presenza nella stazione. Inoltre nel registro c’è scritto che Cucchi non era stato segnalato in quanto “inveiva contro gli operanti” e questa sarebbe la prova che anche il ragazzo passò per quella stazione.  Perché allora a seguito del suo rifiuto non troviamo nel registro annotato anche il reato di “resistenza a pubblico ufficiale”? Perché i militari optarono per un’altra soluzione: quella di picchiarlo. Rendendosi conto di aver esagerato iniziarono a occultare le prove che avrebbero sicuramente collegato loro al pestaggio. Ma il fatto che non vi siano registrazioni rendono difficile accusare i presunti colpevoli Francesco Tedesco, Alessio di Bernardo e Raffaele d’Alessandro.

Con loro sono accusati dalla Procura di Roma anche Roberto Mandolini, ex comandante della stazione di via Appia, che insieme a Francesco Tedesco è colpevole di “falso verbale di arresto” e di “falsa testimonianza”, e i marescialli Enrico e Sabatino Mastronardi, i quali una volta convocati in procura mentirono al pm negando di aver visto Stefano Cucchi in pessimo stato e di aver ascoltato le confessioni di Mandolini sull’aggressione di “un arrestato”.

Caso Cucchi: il pm accusa altri due marescialli

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