Caso Elena Ceste: la difesa prova a ribaltare la sentenza

Sul banco degli imputati il marito di Elena Ceste, Michele Buoninconti, già condannato in primo grado: le nuove mosse della difesa.

Si tornerà in aula il 25 gennaio prossimo, davanti alla Corte D’appello di Torino, per una nuova udienza del processo sulla morte di Elena Ceste. Sul banco degli imputati salirà di nuovo il marito vigile del fuoco Michele Buoninconti, che ieri, 18 gennaio, di fronte ai giudici appariva stanco, più magro e senza barba. L’obiettivo della difesa è una nuova perizia autoptica sul corpo di Elena Ceste, per dimostrare che non fu il marito a ucicderla.

«Aspettiamo di conoscere cosa dirà la difesa di Michele – hanno sottolineato i legali della famiglia Ceste, Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia – se verrà richiesta la riesumazione del cadavere di Elena noi ci opporremo perché non avrebbe senso. Per il resto, siamo sempre stati alla ricerca della verità storica più che di quella giuridica, se ci saranno altri atti ancora da compiere in tal senso valuteremo anche perché abbiamo quattro ragazzi a cui rendere conto». Il delitto, secondo la sentenza ora al vaglio della Corte d’assise d’appello, fu commesso il 24 gennaio 2014 perché il marito non sopportava che Elena volesse evadere dalla routine quotidiana e costruirsi un ruolo che lui non le aveva cucito addosso.

“Michele Buoninconti è fiducioso – ha detto l’avvocato Marazzita secondo quanto riporta l’Agi – che venga riconosciuta la sua innocenza e, se possibile, questa speranza lo tiene su”. “Mia figlia – ha replicato Franco Ceste, il padre di Elena – non ha fatto nulla da sola. Mi aspetto che il processo vada avanti – ha concluso il genitore della vittima – e che la giustizia faccia il suo corso”. Nel corso della prossima udienza, il presidente, Fabrizio Pasi, dovrà assumere una decisione sul rinnovo dell’istruttoria e sull’eventuale disposizione di nuove perizie e acquisizione di nuova documentazione come richiesto dagli avvocati difensori dell’imputato Enrico Solari e Giuseppe Marazzita.

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Photo Credits: Facebook

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