Costa Concordia, quel naufragio che costò la vita a 32 persone per un “inchino”

Cinque anni sono passati da quando la nave da crociera Costa Concordia, guidata da Francesco Schettino, andò a sbattere contro gli scogli. Il comandante De Falco, celebre per lo scontro con Schettino – “salga a bordo, cazzo!” – ricorda quei momenti

“Se mi pento del ‘salga a bordo, cazzo’? No, era l’unico modo per farmi ascoltare: non mi serviva superman, ma solo qualcuno che mi aiutasse”. Così il comandante Gregorio De Falco, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha ricordato oggi 13 gennaio i 5 anni del naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera che andò a sbattere contro gli scogli dell’Isola del Giglio, in Toscana. Morirono 32 persone. De Falco fu l’ufficiale che dalla Capitaneria di Porto di Livorno coordinò i soccorsi. Ne viene fuori una storia “molto italiana”: dagli scaricabarile di Schettino (“tentativo inqualificabile” lo definisce De Falco) alla difesa corporativa dell’associazione dei capitani di nave (“ridicola”).

Erano le 21.45 di venerdì 13 gennaio 2012, esattamente 5 anni fa, quando la nave da crociera Costa Concordia urtò gli scogli de Le Scole davanti all’isola del Giglio. Un impatto fortissimo che causò l’apertura di una falla di circa 70 metri sul lato sinistro dello scafo. La nave si arenò poi a Punta Gabbianara, su uno scalino di roccia che le evitò di precipitare a 100 metri sott’acqua.

A bordo della Concordia, salpata da Civitavecchia per Savona, c’erano 4.229 persone (3.216 passeggeri e 1.013 membri dell’equipaggio): in 32 persero la vita, 157 i feriti. Fu la rotta decisa dal comandante Francesco Schettino, di “navigare secondo il suo istinto marinaresco, più a ridosso dell’isola, confidando nella sua abilita”, hanno scritto i giudici, a far finire la Concordia sugli scogli. Un disastro per il quale è stato condannato in primo grado a 16 anni e un mese di carcere in primo grado. Per lui anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e per 5 anni come comandante di nave. Pena confermata in appello il 31 maggio scorso con in più il divieto, per 5 anni, di praticare qualsiasi professione marittima.

Si attende ora la Cassazione, terzo e ultimo grado di giudizio, a cui ha fatto ricorso la difesa di Schettino, chiedendo l’annullamento della sentenza. Pene inferiori a 3 anni invece per altri indagati che scelsero di patteggiare: il comandante in seconda Ciro Ambrosio, il terzo ufficiale Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli Bin, il responsabile della sicurezza di Costa Roberto Ferrarini, l’hotel director Manrico Giampedroni. In ricordo di quel disastro, come accade ormai dal 2013, all’isola del Giglio – i cui abitanti furono i primi soccorritori dei naufraghi e che per oltre due anni hanno convissuto con il relitto della Concordia prima del suo trasferimento a Genova – oggi 13 gennaio, sempre un venerdì, si è tenuta una messa di suffragio.

Costa Concordia, quel naufragio che costò la vita a 32 persone per un "inchino"

Photo credits: Twitter

 

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