Meningite, muore un 50enne a Roma. Che fare per combattere l’infezione?

L’uomo era stato ricoverato lo scorso 31 dicembre al Policlinico Umberto I ma non ce l’ha fatta. Che fare per evitare l’infezione? Vediamo alcune semplici regole da seguire scrupolosamente

Non danno tregua in Italia le infezioni di meningite. E neppure le conseguenze mortali che in alcuni casi producono. Oggi 3 gennaio si è avuta notizia che un uomo è morto a Roma. E solo negli ultimi due giorni ci sono state tre persone ricoverate in Toscana, un’altra a Roma, una a Genova e una a Sulmona. E un 20enne è stato ricoverato oggi a Brescia: le analisi hanno confermato la presenza di meningococco di tipo C. Il giovane non sarebbe in gravi condizioni.

COLPITO DA PNEUMOCOCCO

La vittima di Roma è invece un 50enne originario di Alatri (Frosinone) che il 31 dicembre era stato ricoverato in gravi condizioni al policlinico Umberto I di Roma. L’uomo, febbricitante da diversi giorni, era affetto da meningite da pneumococco, una forma non contagiosa. Sottoposti a profilassi familiari e amici che sono stati a stretto contatto con lui, anche se non ci sarebbero rischi di contagio.

VACCINARSI SEMPRE

Non si tratta però di una escalation e “non c’è una situazione di allarme”, ribadisce il direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Gianni Rezza, ricordando come ogni anno nel nostro Paese si registrino in media circa 1.000 casi di infezione da meningite e ribadendo l’importanza della vaccinazione come unica arma per prevenire o attenuare le conseguenze della malattia.

COSA FARE PER SCONGIURARE LA MENINGITE

In primo luogo occorre vaccinarsi. Non è difficile e lo si può fare a tutte le età, fatte salve le cautele necessarie per le persone anziane. Il primo passo da compiere è parlarne col proprio medico di famiglia che vi potrà indirizzare presso gli uffici o direttamente gli infermieri dell’Asl preposti al servizio. La vaccinazione consiste in una semplicissima puntura sul braccio.

FAR CIRCOLARE L’ARIA

Altra regola importante è cercare di frequentare il meno possibile luoghi estremamente affollati e senza ricircolo d’aria. Basta socchiudere la finestra, però: il batterio della meningite sopravvive pochissimo fuori dall’organismo umano. Si annida infatti, spesso, nel naso o nella gola, e la trasmissione avviene da persona a persona attraverso secrezioni respiratorie, ma questi batteri fuori dell’organismo sopravvivono solo per pochi minuti.

RICONOSCERE I SINTOMI

Nelle prime 10 ore dall’avvenuto contagio compare la febbre e uno stato di spossatezza che ricorda l’influenza. Successivamente subentra il mal di testa che può diventare forte, compare rigidità muscolare e la febbre diventa alta. Dopo circa 20 ore si presentano sintomi gravi come perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo. La cosa importante è chiamare subito il medico o il 118: un intervento di soccorso tempestivo è fondamentale.

PROFILASSI

Nei primi dieci giorni da un possibile contagio è bene fare un’accurata profilassi, ovvero una terapia antibiotica specifica: più è precoce, maggiori le probabilità che la malattia guarisca. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari anche se possono dare origine a focolai epidemici.

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Photo credits: Twitter

 

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