Aveva 85 anni Enzo Maiorca. Vegetariano, contrario alla pesca subacquea, è stato un record man assoluto delle immersioni in mare in apnea
Lutto nel mondo dello sport italiano e internazionale. È morto a Siracusa Enzo Maiorca, aveva 85 anni. Era definito il ”signore degli abissi”, più volte detentore del record di immersione in mare in apnea. Nato nel giugno del 1931, si innamorò ben presto dell’attività apneistica. Nel 1960 corona il suo sogno toccando -45 metri di immersione subacquea. Il brasiliano Amerigo Santarelli, però, nel settembre dello stesso anno, si riappropria il titolo raggiungendo i -46 metri; il primato dura poco perché già in novembre Maiorca raggiunge i -49 metri. È l’inizio di una grande era che lo vedrà sulla scena per 16 anni, fino al 1976, anno in cui abbandona l’apnea.
Nel 1988, per le proprie figlie Patrizia e Rossana (entrambe celebri nel mondo per una serie di record mondiali d’immersione in apnea, Rossana è morta di cancro nel 2005), Enzo Maiorca ritorna all’apnea per raggiungere il suo ultimo record di -101 metri. Nella sua carriera Maiorca ha avuto alcuni rivali storici: oltre ad Amerigo Santarelli, anche Teteke Williams, Robert Croft e Jacques Mayol. Conclusa definitivamente la carriera agonistica, Maiorca si è dedicato alla salvaguardia dell’ambiente marino, diffondendo i valori della cultura e del rispetto per il mare. Dal 1994 al 1996 è stato senatore nelle liste di Alleanza Nazionale.
Vegetariano dichiarato, come ricorda Repubblica.it, spiegò così in un’intervista il suo addio alla pesca subacquea. ”Mi ero immerso in una secca poco lontana dal capo che protendendosi verso il mare aperto chiude a sud la baia di Siracusa. Quella mattina mi accadde di arpionare una cernia. Una cernia robusta, combattiva. Si scatenò sul fondo una vera e propria lotta titanica fra la cernia che pretendeva di salvare la sua vita e me che pretendevo di togliergliela. La cernia era incastrata in una cavità fra due pareti; cercando di rendermi conto della sua posizione passai la mano destra lungo il suo ventre. Il suo cuore pulsava terrorizzato, impazzito dalla paura. E con quel pulsare di sangue ho capito che stavo uccidendo un essere vivente. Da allora il mio fucile subacqueo giace come un relitto, un reperto archeologico impolverato nella cantina di casa mia. Era il 1967”.
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