Choc a Revine: i bambini fanno il saluto romano

Tredici bambini e bambine che alzano il braccio destro per il saluto romano. È la “cartolina ricordo” di Ritorno a Camelot 2016, la manifestazione degli skinheads che si è conclusa ieri 4 Settembre a Revine in provincia di Treviso

Sgomento a Revine in provincia di Treviso, dove 13 bambini hanno scattato una fotografia mentre fanno il saluto romano. Un gesto proibito dalla legge Mancini. È la cartolina ricordo di Ritorno a Camelot 2016, la manifestazione degli skinheads che si è conclusa ieri a Revine. La sconcertante fotografia (con tanto di sponsor della manifestazione) da ieri pomeriggio sta circolando sui social network. E sta sollevando un’ondata di indignazione e di rabbia. Umberto Lorenzoni, presidente dell’Anpi: “Questa è l’inculturazione della fede fascista nei piccoli. È esecrabile, sul piano anzitutto educativo, il comportamento dei genitori. E questi genitori andrebbero perseguiti per la strumentalizzazione di cui si sono resi protagonisti“.

Casa Pound

Lorenzoni, che ha sollecitato misure presso la questura di Pordenone, nei giorni scorsi, per il raduno in Consiglio di CasaPound, si è sentito dire che al minimo cenno di saluto fascista gli agenti sarebbero intervenuti per identificare l’autore e denunciarlo. “A Treviso, invece, mi è stato osservato che tutti, in Italia, hanno diritto di parola. Posso dirlo? Le nostre istituzioni democratiche mi sembrano instupidite. Non resta che lavorare dal basso per una nuova coscienza antifascista“. Ed è quanto, a Revine, ritiene indispensabile anche il poeta Luciano Cecchi nel, che si dice “allibito” ma “non sorpreso” di questa provocazione. Adesso a Revine si aspetta il raduno alternativo, quello dell’Anpi, per dare anche la necessaria risposta alla provocazione fascista. Non si svolgerà fra un mese, come previsto, cioè nel primo fine settimana di ottobre, perché il parco verde in riva al lago sarà occupato da un matrimonio. Rispetto al saluto fascista, l’Anpi si riunirà per decidere la reazione. I bambini, come detto, non sono perseguibili. «I genitori però sì, per cui» insiste Lorenzoni «ci consulteremo con i nostri legali per decidere come procedere».

Photo Credits: Twitter

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