Uccisa al nono mese di gravidanza. La storia dell’atroce delitto

Salvatore Savalli e la sua amante Giovanna Purpura nel luglio del 2012 pianificarono l’omicidio di Maria, incinta di nove mesi. I due chiesero a Maria di uscire per una passeggiata, in realtà la portarono in campagna, la colpirono con una vanga e le dietero fuoco. Ora stanno scontando l’ergastolo

Era un giorno caldo di luglio, il 5 per l’esattezza e nessuno camminava per quella strada sterrata della campagna trapanese. Solo un contadino vide da lontano una sagoma scura per terra, all’inizio pensò alla carcassa di un animale morto, ma invece era il corpo carbonizzato di una donna. Era Maria, detta Mariella Anastasi aveva 39 anni al nono mese di gravidanza. Qualcuno l’ha colpita con una vanga e poi le ha dato fuoco con la benzina. Un delitto premeditato visto che l’assassino si era aveva portato con se la vanga e la tanica di benzina.

Maria

Si tratta di uno dei femminicidi più atroci della nostra storia. A uccidere Maria Anastasi è stato il marito Salvatore Savalli di 39 anni. Avevano 3 figli Anna Maria di 16 anni che viveva con i nonni, Simona di 15 e Carlo di 13. Sono stati i fratelli a dire agli inquirenti che avevano visto uscire la madre con il padre e Giovanna Purpura la donna che da qualche tempo viveva con la coppia. Al ritorno la madre dei bambini non c’era più. Il padre aveva detto agli inquirenti che non sapeva dove fosse andata la Maria. La donna era sposata da una ventina d’anni con Salvatore ed era vittima di violenze che spesso si riversavano anche sui figli. Anna Maria era riuscita ad andarsene dai nonni e la sorella minore l’aveva invidiata. Oltre alle botte il padre aveva gettato addosso un coltello. Simona e Carlo avevano denunciato il padre ma poi la madre aveva negato che fossero vittime lei e i figli della crudeltà del marito. Così lui aveva continuato le violenze fino alla sera dell’atroce del delitto.

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