Turchia, sospesi i diritti umani. Tensione con l’Europa

La Turchia del fallito golpe ha annunciato l’eliminazione della Convenzione dei Diritti Umani, misura presa per fronteggiare lo stato d’emergenza

A quasi una settimana dal fallito golpe in Turchia, il presidente Recep Tayyip Erdogan aggiorna il bilancio dei feriti a 2.185 persone. In precedenza, lo stesso capo dello Stato aveva fissato il numero a circa 1.500. Confermato invece il bilancio di 246 vittime, esclusi i golpisti. “Se ce ne sarà bisogno, non ci sono ostacoli a un’estensione oltre i 3 mesi attualmente previsti dello stato d’emergenza, proclamato dopo il fallito golpe in Turchia“. Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan, il vicepremier di Ankara aveva detto che il governo spera di essere in condizione di revocarlo già dopo 40-45 giorni.

La Commissione europea ha espresso preoccupazione per la proporzionalità dei provvedimenti adottati in Turchia dopo il tentativo di colpo di Stato, in particolare l’ondata di arresti, e si interroga se queste misure sono compatibili con quanto si sta verificando, ha riferito Margaritis Schinas, capo del servizio dei portavoce dell’esecutivo comunitario, nel corso del consueto briefing con la stampa. Bruxelles sottolinea che “ci troviamo in tempi eccezionali, con la Turchia che è appena uscita da un tentativo di colpo di Stato, con il Parlamento oggetto di bomdardamento“.

Turchia

Duro l’appello di Human Rights Watch: il rappresentante a Istanbul Andrew Gardner spera che “lo stato di emergenza di tre mesi decretato in tutta la Turchia non rappresenti un passo indietro nel rispetto dei diritti umani e nella protezione degli individui contro detenzioni arbitrarie e torture“. Le misure di sicurezza, auspica, non aprano la strada a violazioni del diritto internazionale e non pregiudichino le conquiste del Paese nella salvaguardia e nel rispetto delle liberta civili e dei diritti umani. In una situazione che vede attualmente detenute 10 mila persone e purghe in atto presso ministeri, istituzioni e media, lo stato di emergenza potrebbe spianare la strada a u una regressione nel rispetto dei diritti umani, in particolare per quanto riguarda le condizioni di detenzione e il diritto a un giusto processo.

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