Il fermento per l’arrivo dei Pokémon su mobile si trasforma in allerme. L’app con il gioco Nintendo diventa strumento della criminalità.
Rilasciato da pochi giorni solo in alcuni paesi, il videogioco per smartphone è già una mania tra gli adolescenti e non solo, che ritrovano su smartphone i loro Pokémon preferiti, da accudire e soprattutto allenare. L’obiettivo dell’app Pokémon Go è quello di portare il gioco online a un livello superiore, facendo interagire i diversi giocatori in base alla vicinanza geografica, ma è proprio questa novità che ha portato il gioco a divenire una triste realtà. L’allarme arriva dagli Stati Uniti dove una banda di criminali ha organizzato una decina di rapine adescando le vittime proprio attraverso Pokémon Go.
Il tutto accade in Missouri, dove la polizia di O’Fallon è riuscita ad arrestarre i quattro malviventi che hanno ingannato diversi adolescenti attirandoli in un Poké Shop. A permettere ai quattro ladri di individuare le proprie vittime, circa una decina e tutte tra i 16 e 18 anni, la geocalizzazione del gioco. Dopo aver rintracciato i giocatori, i malviventi promettevano premi cospicui per invitare i ragazzi a raggiungerli. Una volta arriva il gioco era fatto, questi venivano derubati in un batter d’occhio. Ad aggravare la posizione dei quattro ladri anche una pistola, rinvenuta nell’auto utilizzata per i furti. L’accusa è quella di rapina a mano armata, messa in atto attraverso quella che si può definire una vera e propria truffa.
La polizia statunitense, proprio per scongiurare casi come questi, ha dato l’allarme: attenzione con le app che sfruttano la tecnologia GPS. In effetti tutti noi permettiamo ai nostri smartphone di registrare le nostre esatte posizioni, ma spesso dimentichiamo che forniamo un dato alla portata di tutti, anche dei malintenzionati che sapranno esattamente dove trovarci. Altro caso di cronaca legato all’utilizzo di Pokémon Go, proviene da Wyoming (sempre negli Usa), dove una ragazza intenta a giocare con l’app ha ritrovato un cadevere sul greto di un fiume. Di certo quest’ultima storia non ha avuto un lieto fine.