Renzi ritira i soldati dalla Libia. L’Italia in ritirata dal paese

Matteo Renzi ha deciso di ritirare il contingente italiano dalla Libia. Decisione presa forse per la paura di perdere consensi in vista delle prossime elezioni e del referendum sulla riforma costituzionale.

L’Italia non fornirà militari per la protezione della sedi dell’Onu in Libia come era stato chiesto dalle Nazioni Unite, ma si limiterà a predisporre dei piani di protezione per la propria sede diplomatica a Tripoli che dovrebbe riaprire nei prossimi mesi. La notizia arriva direttamente dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alla conferenza di Vienna sulla Libia. “Di fronte alle pressioni per andare in Libia abbiamo scelto una strada diversa” così ha detto il presidente del Consiglio, Renzi. Troppo alti sono i rischi, troppo forte il pericolo che i reparti stranieri diventino bersagli di attacchi“. Il ruolo di mediatore rimane a Gentiloni. Il ministro è soddisfatto dell’intesa raggiunta a Vienna sul riconoscimento della responsabilità del governo presieduto da Sarraj da parte della comunità internazionale che si è detta disponibile ad addestrare le truppe libiche perché il nuovo premier vuole che siano le forze nazionali unificate e rafforzate a garantire la sicurezza e a difendere il Paese dal terrorismo, non le truppe di terra occidentali.

Dopo questa decisione il contingente militare destinato a garantire la sicurezza della sede Onu in Libia arriverà dal Nepal come ha richiesto dall’inviato tedesco delle Nazioni Unite Martin Kobler, sollecitato anche da Fayez Sarraj, premier del governo libico di unità nazionale. Per l’Italia, come ha specificato Renzi, rimane la possibilità di utilizzare nuclei di forze speciale per operazioni segrete in Libia. “L’Italia continuerà a sostenere il governo Serraj e in questa fase si concentrerà in modo particolare sull’impegno umanitario. L’obiettivo rimane quello di ottenere il comando del contingente internazionale, ma ciò potrà avvenire soltanto quando si sarà stabilizzata la situazione. Anche tenendo conto che i contingenti italiani sono già impegnati su vari altri fronti“.

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