Caso Regeni, forti attriti tra Italia e Egitto. Oggi l’arrivo a Roma degli inquirenti egiziani

Oggi si terrà il primo l’incontro tra i magistrati italiani e quelli egiziani sul caso dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore di 28 anni barbaramente assassinato al Cairo.

L’Italia pretende la verità sulla vicenda dell’omicidio di Giulio Regeni. Queste sono state le parole del capo della Farnesina, Paolo Gentiloni. Se l’Egitto non collaborerà con il governo italiano per cercare di capire cosa sia successo al ragazzo (LEGGI QUI LA RICOSTRUZIONE DELLA VICEDA), l’Italia è pronta a mettere in atto misure proporzionate e adeguate nei confronti dell’Egitto. Parole che hanno l’intenzione di essere una minaccia nei confronti di un paese che da sempre ha avuto dei rapporti economici con l’Italia, ma necessarie per cercare di riuscire a capire cosa sia successo a Giulio.

Nessuna verità di comodo potrà essere accettata, e di false piste l’Egitto in questo ultimo periodo ne ha date tante. Fin dal ritrovamento del corpo di Giulio, da parte del governo egiziano c’è stata la volontà di voler nascondere la verità. In un primo momento era stato detto che il ragazzo era morto a causa di un incidente stradale, dopo l’autopsia è venuta fuori la storia della banda di criminali e infine sono stati consegnati ai pm italiani i corpi dei quattro presunti banditi che avrebbero rapito e ucciso Giulio. Ma le indagini svolte prima dagli investigatori italiani e poi dai magistrati raccontano un’ altra storia. Prima di tutto quella del corpo di Giulio, le numerose ferite parlano chiaro: il ragazzo è stato torturato per diversi giorni, come se gli si volesse estorcere qualcosa. Magari qualche informazione riguardante la sua ricerca sui sindacati, fortemente ostili al regime di Al Sisi? Oppure potrebbe essere che Giulio sia stato scambiato per un’altra persona?  La famiglia del ragazzo e l’Italia pretendono di sapere le risposte a queste domande.

Dal Cairo il presidente Abdel Fatah Al Sisi, conferma la piena disponibilità dell’Egitto per la risoluzione del caso Regeni, ma sottolinea allo stesso tempo che il paese vuole sapere la verità sulla sorte del cittadino egiziano Adel Mawead, scomparso in Italia nel 2015. Un botta e risposta che non apre la strada per l’incontro con gli inquirenti egiziani guidati dal Procuratore Mustafa Soliman, previsto per oggi. Fondamentale per le indagini il dossier di 2.000 pagine che contiene gli interrogatori dei testimoni, fotografie e altre importanti informazioni che potrebbero rivelarsi fondamentali per cercare di capire cosa si successo a Giulio.

Photo Credits: Twitter

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